L’Unione Europea a difesa del latino

Intervista esclusiva a Ján Figel’, Commissario Europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù: “I valori europei sono valori universali”

figel.jpgIl convegno “Futuro latino: la lingua latina per la costruzione e l’identità dell’Europa”, conclusosi presso la Città del Vaticano nella Domus Sanctae Marthae, è stata un momento di confronto tra esponenti della cultura laici e cattolici sulla sempre attuale necessità di attingere alla tradizione antica classica e cristiana, a cui si deve il grandioso patrimonio spirituale e culturale che ancora contraddistingue l’Europa. Roberto de Mattei, vice presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e fra i promotori dell’iniziativa, ha presentato un Manifesto in cui viene avanzata la richiesta alle autorità educative e politiche nazionali ed europee di impegnarsi per garantire la sopravvivenza della nostra identità così come finora è stata concepita, avvertendo il rischio di una vera e propria “estinzione” del latino dovuta al suo progressivo abbandono da parte dell’attuale generazione di formatori e di studenti. Lo scrittore Marcello Veneziani ha proposto, nell’ambito di tale allarme, di far nascere una fondazione intitolata, come il convegno, “Futuro latino”.
In occasione dell’incontro curato dal Cnr e dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche presieduto da mons. Walter Brandmuller, una prima risposta in senso positivo alla preoccupazione degli studiosi è arrivata con la difesa energica e persuasiva della lingua latina e del suo ruolo nella cultura contemporanea globalizzata è arrivata da Ján Figel’, Commissario Europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù, a cui abbiamo posto alcune domande con questa intervista in esclusiva.

figel2.jpgCosa ne pensa di questa iniziativa volta a  promuovere lo studio e la diffusione della lingua latina?
Nelle polemiche sulla ‘utilità’ del latino, coloro che si oppongono affermano che si tratta di una lingua morta e di uno spreco di tempo. Certo, il latino non è quella che i linguisti chiamerebbero una ‘lingua naturale’, ma dall’altro lato non sono neppure d’accordo con coloro che ne danno la definizione di una ‘lingua morta’. Il latino ha applicazioni concrete, seppure limitate, nella pratica della Chiesa Cattolica. Inoltre il suo studio è vantaggioso per l’apprendimento delle lingue naturali, e non mi riferisco solo a quelle romanze, e consente di aprire direttamente le porte alle ricchezze del nostro passato, senza bisogno di ricorrere alle traduzioni. Esso è un allenamento per la mente e, secondo alcuni, una vera e propria ginnastica per i ‘muscoli cerebrali’”.
La mia presenza qui è la migliore risposta, e sta a testimoniare che questa iniziativa ha una importanza particolare perché quello che forma l’Europa sono i nostri valori, la nostra lingua, la nostra cultura. L’Europa non è solo una espressione geografica, economica o commerciale ma una comunità culturale.

Quali sono le linee guida dell’Impegno culturale della Commissione Europea? 
Come responsabile della cultura e dell’educazione, il mio ruolo è quello di supportare le politiche culturali emanate in occasione del Trattato di Maastricht. Il nostro ruolo è quello di favorire la diffusione e l’unità culturale dell’Europa, sostenendo l’eredità culturale del passato. Questo significa supportare le diversità locali e regionali creando e preservando allo stesso tempo un patrimonio culturale comune  in Europa.
L’Unione Europea ha attualmente 23 lingue nazionali ufficiali, ma questo non è un ‘problema’, questa è l’Europa, e l’Europa non è gli Stati Uniti.
E’ necessario dunque riservare un ruolo forte alla formazione e alla cultura nel momento in cui si sviluppano il mercato e la competizione. Abbiamo progetti di cooperazione culturale denominati “Cultura 2007” e “Media” che aiutano le struttur nell’organizzazione della diffusione dell’arte, degli artisti, dei prodotti audiovisivi, delle traduzioni letterali, favorendo il dialogo interculturale. Il 2008, poi, sarà proclamato “Anno europeo del dialogo interculturale”. 

Quest’anno ricorre invece il 20° anniversario del programma Erasmus. Qual è la sua valutazione del progetto?erasmo_da_rotterdam.jpg
E’ il programma più diffuso in Europa ed il suo valore è importante perché permette di vivere immersi in un’altra cultura e l’educazione è sempre connessa alla cultura. Non si tratta solo di  aiutare la mobilità individuale degli studenti ma anche di incentivare la compatibilità tra le varie università. Basta pensare all’Erasmo “originale”, ossia quello di Rotterdam, che ha studiato ed insegnato in numerosi atenei, tra cui Parigi e Oxford, senza nessun problema. Vogliamo incrementare la collaborazione triplicando entro il 2013 l’offerta attuale. Ritengo che questa sia una buona notizia per i nostri studenti. Abbiamo anche dato inizio ad un programma che coinvolge studenti non europei.

Come considera il confronto in atto fra la cultura europea e le culture dei paesi emergenti (asiatica, islamica, ecc.)?
Il nostro sforzo deve essere teso verso una maggiore civiltà e non verso uno scontro di civiltà. I nostri valori, in effetti, sono valori universali. La dignità umana è per tutti ed ovunque. Per noi è dunque importante diffondere e proteggere questi valori non solo qui ma anche nel resto del mondo. Penso che, qualora si dovessero individuare delle linee di divisione tra i vari popoli, queste sarebbero fra i fanatici e quelli che rispettano gli altri. I fanatici possono essere di tipo religioso, etnico, politico ma noi dovremmo trovare l’unione fra tutti coloro che rispettano la dignità umana. Lo stesso Cristo è stato una delle prime e la più importante vittima del fanatismo.

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